mercoledì 28 marzo 2012

svenire

Fai un viaggio, stai fuori per un po'. Intanto che sei lì ti chiedi come staranno procedendo le cose in continente. Sei davvero lontano, non c'è campo.

Mi ricordo la prima volta che sono svenuto; me le ricordo tutte! Ero in fila per pagare il ticket del sangue che mi avevano prelevato. 19 anni. Sono in piedi nella fila indiana che aspetto il mio turno e intorno ci sono voci, colori, ritmi, forme. E comincio a pensare, a pensare. Più penso più il cerchio dei pensieri si stringe, quello che c'è intorno esce di volta in volta dal cerchio fino a concludersi con il pensiero punto: oggi non torno in officina. Thumm.
Della botta che la mia testa prese cadendo ricordo il suono, non il dolore. Poi ci fu il ritorno, e il cerchio si riallarga. Quando realizzai cosa era accaduto, con ancora gente intorno che si prodigava a regalarmi caramelle zuccherate, osservai che questo è svenire? è bellissimo!
Svenire è mettere a fuoco l'essenziale. Il superfluo lentamente viene messo da parte, senza obbligo di rimorso, con garbo. L'attimo dell'ultimo pensiero cosciente che precede quel thumm già immerso nel nero (sebbene io non sia daccordo ad identificare di nero lo stato di perdita di coscienza, lo utilizzo qui quale ormai immaginario collettivo) per me è analogo all'istante che precede il clic di qualsiasi otturatore. Fuori da ogni crudeltà, penso che la gente dovrebbe svenire più spesso. I fotografi più che mai.
Quelli di una presunta categoria davanti ad una scena, un soggetto, una persona, che bramano di fotografare, cominciano a pensare e a pensare a tutte le stronzate sulle impostazioni, e la post, la carico su fb, e madonna che tette questa, chissà i commenti, questa fa portfolio, a Henri Cartier Bresson e altri dieci maestri della fotografia piace la foto che hai fatto (tanto per loro la Fotografia si riduce al solo Bresson), faccio una mostra a fine mese dal titolo minchia quanto sono bravo, e intanto premono, clic, e gli arriva una botta dietro la nuca che sì gli fa perdere i sensi, ma non è svenire. Svenire è bellissimo, l'ho detto. E' un pensiero solo che avvolge. Sei tu stesso il pensiero. Quando riemergi senti una calma e un senso di amore, di nuovo.
Riassaggi il mondo con lentezza (quanto hai ragione!), grato.
Così, mentre pensavo di essere stato fuori per un po', lontano da tutto, a chiedermi come procedessero le cose, lentamente il cerchio dei pensieri si stringeva. Domenica scorsa il pensiero punto.
Ho sorriso, prima di svenire.

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