giovedì 5 dicembre 2019

Japan chronicles


Ho fatto passare un anno prima di mettere mani alle foto del Giappone. Un intervallo che non è pigrizia, ma necessità e attesa. Ho riguardato le immagini di quel viaggio col dovuto distacco, liberato lo sguardo dal ricordo in favore della fotografia, del linguaggio. 
Il Giappone l’ho vissuto più da turista tuttavia: ero in compagnia e non avrei avuto i “miei tempi”; e poi volevo vivermelo, senza l’interferenza delle mie impalcature visive. 
Ma le impalcature non le smonti e loro ti fottono anche senza che te ne accorgi.
Così, guardando a quella cronaca fatta di immagini, mi sono reso conto che quello che ho registrato con la compatta o col cellulare è allineato a ciò che cerco abitualmente. 
Insomma coincide con me.
Allora il coincidere non è così difficile. Difficile è tutto quello che metti avanti, il “pre” delle regole, del formalismo, della manualistica, delle destinazioni d’uso. Quello sì che ti fotte.

Non sono un fotografo di street, non sono documentarista, paesaggista, ritrattista o qualsiasi altra etichetta che termina in un suffisso da circolo per appassionati. 
Sono un fotografo! 
Mi basta questo. Anzi solo questo è tutto per me.

Il solo modo di far stare insieme tutte queste foto, senza preoccuparmi di un editing che mi obbligava a un contesto preciso, era la forma di libro. Così quel viaggio è diventato Japan Chronicles. 
E anche in questa forma mi coincide.

Ho stampato solo quattro copie: una per me e le altre tre regalo per i miei compagni di viaggio.
Per ora così. Poi chissà.


Japan Chronicles
cm 20x25,5
102 pagine 
Stampa digitale in 4 copie


Le immagini, una parte del libro.
© Nicola Petrara






























2 commenti:

  1. in effetti davanti dovrebbe esserci solo il tuo sguardo. ottimo lavoro. ciao!

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    1. Mettere il proprio sguardo al centro pare non facile... in realtà è facilissimo! ma il semplice non è mai ovvio, all'inizio. Grazie

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