giovedì 3 febbraio 2011

Il piacere dell'onestà



Avendo la fortuna di vivere una parte del mondo teatrale mi sono imbattuto anni addietro negli scritti di Pirandello e amici che hanno studiato per davvero - io no, io sono un piccolo analfabeta - mi hanno svelato la genialità di quest'uomo. Ricordo, durante un laboratorio per alcuni corsisti dove ogni tanto mi intrufolavo per sana curiosità, di essermi arreso alla voglia di partecipare alle lezioni di un gruppo perché si stava facendo lo studio del testo su "Il piacere dell'onestà" di Pirandello.
Da un mese quelle lezioni mi sono tornate alla mente; sono riemersi i personaggi, i concetti e la responsabilità del ruolo, sia esso in una finzione che nella vita reale.

La storia per intero non la racconto, mi provoca nausea.
Mesi addietro feci un servizio per della gente, mi fidai e commisi due leggerezze non da poco. Evitai in seguito ogni contatto perché irritato e rattristato da comportamenti superficiali, biechi. Non rientro nella categoria di quelli che fregano gli altri, non lo so fare, ci ho provato da ragazzino ma mi vergognavo e mi scoprivano. A onor della mia onestà, o se vogliamo professionalità, consegnai tutti gli scatti pur potendomi trattenere molte immagini, non lo avrebbe scoperto nessuno.
Lo scorso capodanno, a quattro ore dai botti, un amico mi mostra una rivista e mi fa notare i miei scatti, tratti da quel servizio, che pubblicizzano tre attività commerciali diverse.
Mai autorizzato.
Mi si aggroviglia la bile e non riesco a imprecare perché non so quale parolaccia scegliere. Maledetti, non mi hanno pagato e si vendono pure le immagini. Quando vado dall'avvocato siamo al tre gennaio. La faccenda pare non facile e da un mese ci si lavora su fra tentativi di incontro, lettere, invii di documenti. L'altra sera ne arriva uno. Il mio avvocato mi fa: "Se questo lo denunci si va al penale perché la cosa è grave, parliamo di perizie, tempi lunghi, energie, denaro, con un punto interrogativo sull'esito. Te la senti?"
Non la combatto una guerra del cazzo. Questi mi fanno schifo adesso. Sono un fotografo e le mie energie le dedico a fare foto.
Gli inganni per denaro mi disgustano e questa storia mi ha reso più diffidente, ma continuo a stare da questa parte della barricata, fra quelli che magari li si può raggirare, gli educati, i senza malizia. Che se la godano la loro furbizia, non sarò povero per questo e non ci sarà ricchezza per loro.

Viva Baldovino!

5 commenti:

  1. Immaginavo già come sarebbe terminata la questione... Bella la foto che hai inserito, rende anche più di ogni commento si possa fare

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  2. Quando capitano cose del genere io faccio nomi e cognomi in modo che eventuali colleghi in futuro possano evitare simili disavventure.
    Non che mi porti personalmente alcun vantaggio ma parlarne male a ragion veduta se non altro mi regala un pò di liberazione dallo stress. E in genere chi ha avuto modo di conoscere i soggetti sono sempre d'accordo, quindi rende chiaro che fa parte di un atteggiamento radicato. Far girare la voce non è una cattiva idea...

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  3. Condividere e portare a conoscenza di colleghi la disavventura così da prendere le distanze mi trova daccordo, il rischio però è farsi prendere la mano e caricare di sentimento sempre più cinico il racconto, finendo io stesso ad un livello mediocre di sputtanatore. Le amicizie che potrebbero imbattersi in loro per lavoro sono state messe in guardia, questo sì.
    Poi ci sarebbe sempre l'opzione Pirandello, "Il berretto a sonagli": mi do matto e mi tolgo la soddisfazioni di dire tutto quello che voglio. :-)

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  4. Rimane l'amaro in bocca solo a leggere il racconto, figuriamoci a viverlo di persona. A complicare le cose ci si mette la giustizia italiana, che in alcuni casi (troppi) sembra fatta apposta per danneggiare chi ha ragione piuttosto che per punire chi ha torto.

    Sputtaniamo allora e che ci serva da ulteriore lezione per alzare più barriere la prossima volta.

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  5. L'amaro me lo sono fatto passare immergendomi in progetti e lavoro; coltivare l'astio è faticoso e io sono pigro, motivo in più per sognare un mondo che funzioni: lo si fa da addormentati!

    grazie per la visita.

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