lunedì 18 ottobre 2010

unduetre

Ci sono un po' di cose, tutte accadute nell'ultima settimana, che solo adesso riesco a fermare. Non sono legate fra loro se non per il fatto che riguardano ovviamente la fotografia. L'ordine con cui li inserisco è solo temporale, mi hanno colpito in maniera diversa e non sento nessuna esigenza di dover dare una maggiore o minore impotanza.

1- E' in corso di svolgimento il progetto per Creativi senza limiti. Ad inizio della settimana scorsa ho incontrato le ragazze per la prima volta dopo essere slittato il primo incontro due volte rispetto al programma che avevo stilato.
Gli appuntamenti si tengono presso una struttura ospedaliera nel reparto DCA (Disturbo Comportamenti Alimentari) e le ragazze sono appunto pazienti del DCA. Ho usato il termine "pazienti" per dare un quadro del terreno d'azione ma non lo userò più riferendo a loro.
Il primo incontro è stato l'equivalente di una partita Nicola-Resto del mondo, dove ne ho preso un sacco e ho faticato il triplo per mettere assegno i miei punti. Sapevo da subito che non sarebbe stato uguale ad un laboratorio di teatro, di quelli che ho tenuto io, dove le persone vengono verso di te perché desiderano avvicinarsi e sapere di teatro. Qualcosina di ossa lì me le sono fatte.
Con il progetto Creativi senza limiti invece mi sono mosso io verso di loro e anche se gentilmente spinti a partecipare poteva non fregare nulla di fotografia a chi ha già la sua gatta da pelare. Così decisi di dare agli incontri un taglio emotivo, cercare di trasmettere quanto più possibile la mia passione per la fotografia, di giocare e divertirci con storie di fotografia e di condurle verso il tema del progetto senza spaventarle. Avevo abbozzato giusto qualche frase iniziale per avere un buon approccio e rompere il ghiaccio ma una delle ragazze lo ha spazzato via con una tale semplicità che ho corso sempre in salita. Per tutto la durata dell'incontro ha nervosamente inviato centinaia di sms ad una velocità irritante, fregandosene di noi, di me e senza dubbio anche di se stessa.
Ho recuperato sul finire qualche sua frase fatta di monosillabe ma è stato come perdere 20 a 1 con me che festeggio per quell'unico punto che vale un trionfo. Poi le ho incontrate ancora, sono arrivato più tranquillo, loro in inferiorità numerica.
Ci sta', è normale.

2- Sono stato a Parma nel fine settimana ma prima di partire ho controllato la posta, messo in ordine lo studio e letto gli aggiornamenti sui blog.
Quando scoprii f/64 ne fui colpito, così, a prima frase. Una canzone che non conoscevi e che adesso desideri ogni giorno sul tuo iPod.
Posso dire di aver visto le foto di Francesca solo venerdì, quelle che ha pubblicato sul nuovo blog. Non ho commentato nulla, quello che ho provato d'istinto è stata una sana invidia e ho aspettato che sbollisse.
Ho iniziato con i matrimoni, prima ancora di scattare facevo post produzione di matrimoni per altri fotografi. La fotografia di matrimonio cambia da regione a regione, spesso da città a città. Non è mai stata la direzione che volevo far prendere al mio studio, per questa ragione tempo fa ho deciso di non fare più foto di cerimonia. In realtà fa pure piacere che più ti allontani da quel mondo e più ti arrivano proposte di lavoro. Ma il meccanismo della foto di cerimonia nella realtà che mi circonda non lo amo.
Le foto di Francesca mi hanno riportato indietro. L'ho invidiata perché ho ripensato a quelle volte in cui presentavo dei bianconeri contrastati, le vignettature evidenti, la scala cromatica spostata su toni non necessariamente mielosi e vedermele prontamente bocciare perché non allineate. Una volta ho lavorato per poco più di tre ore per ottenere un bianconero da stampa fine-art per nulla, visto che la stampa finale è stata fatta in uno scontato colore su esigenza della coppia. Se Francesca ha pubblicato quegli scatti presumo che gli sia stata lasciata la libertà di esprimersi, a questo è dovuta la mia invidia.
Poi, ed è mia opinione, al di là delle foto di matrimonio, produce immagini straordinarie, con un linguaggio preciso, da cui traspare l'attenzione che ha verso il mondo, ed io penso che sà più di quel che vuol far credere.

3- Il weekend a Parma mi ha visto partecipare a un incontro presso Fotoscientifica con la collaborazione di Aproma. Mi sono spaccato la schiena per due notti consecutive in treno e una gionata in mezzo, quasi quarantotto ore senza dormire.
All'incontro ci siamo presentati in tanti e tuttavia a numero chiuso per capacità della struttura. Credo una settantina.
Per chi non la conosce Fotoscientifica è un grande set si sala posa che si occupa principalmente di food e sono in attività da oltre quarant'anni. Metto da parte tutto l'aspetto promozionale dell'Aproma e altre faccende giustamente necessarie presenti sabato per parlare di quello che più mi porto di questa esperienza.
Ho visto negli sguardi, nei gesti, tra i silenzi e le parole dei padroni di casa la passione di due persone che amano la fotografia, e parlo di persone che hanno "ormai la barba bianca" (citazione dello stesso Daniele Broia, uno dei due fondatori). Li ho sentiti metterci in guardia sui tempi non felici della fotografia e di tenere duro, di imparare a cedere quando è necessario ma non prostituirsi, di sperimentare, sbagliare, costruire sugli errori, di non avere paura di parlare dei propri lavori perché "non esistono i segreti", e tanto altro ancora. Cose che in realtà conoscevo ma ti si scolpiscono dentro quando avviene per via diretta invece che attraverso internet. Se un giorno capitaste dalle loro parti andate a trovarli, sono delle persone genuine oltre che ospiti gradevoli.

2 commenti:

  1. Accidenti. Nella mia reazione alle tue parole su di me sono combattuta tra il mio approccio f/64 e quello francescastella-ph. Da un lato la donna, dall'altro la fotografa. Mi conosci da quello che leggi e che vedi e in questo momento voglio svincolarmi da entrambi gli approcci e dirti una cosa: invidio la possibilità di guardare Francesca Stella dall'esterno e pensare che sappia più di quanto lei voglia far credere. Perchè io vivo con lei 24 ore al giorno e non riesco a barcamenarmi tra quello che sa e quello che non sa.

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  2. Il punto di vista esterno mi mette in una posizione di vantaggio perché non sono francesca, con il conseguente svantaggio di non Essere francesca, cosa non proprio banale visto che la tua visione appartiene a te soltanto. Mi piace però pensare che nello sforzo alla comunicazione, sotto qualunque forma(d'arte),si possa avvicinare il nostro sguardo verso l'altro e viceversa, per me il vero essere in comunione.

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