venerdì 22 giugno 2012

reed mountain

I primi sei mesi di questo anno sono passati come se avessi attraversato un sentiero roccioso con pendenza oltre il cinquanta per cento. Il parallelismo non è solo superficiale. Spesso mi è capitato di vivere delle vacanze estive facendo escursioni in montagna. Una delle prerogative  in questi caso è munirsi di scarpe comode e  pronte a resistere a dure prove, poi bisogna avere la giusta divisa, l'abbigliamento indicato che permetta di stare comodo sia sotto il sole cocente che  al fresco delle zone fitte di vegetazione. Delle escursioni non bisogna trascurare la fatica delle salite meno che mai la trappola delle discese, in queste, all'inizio, si tende a lasciarsi andare al vantaggio della pendenza favorevole per scoprire dopo qualche decina di tornanti che si è caricato troppo sulle ginocchia e se non si è fatto qualche danno a tendini e muscoli si è fortunati. Ma la prima esperienza che ho fatto mi ha insegnato il dato più importante dell'escursionismo: lasciare ciò che non serve. Il mio primo zaino era pieno dellla sopravvivenza per una settimana, o lo stereotipo della valigia di una donna pronta alla vacanza. Camminare per ore con l'abbondanza di elementi che presi singolarmente avevano una loro logica di utilità,  in aggiunta a macchina fotografica, treppiedi e un paio di ottiche (dove non brillo di acume recupero in stoltezza), non fu una brillante idea. La mia spalla mi maledì. Il secondo giorno ho alleggerito, ma senza convinzione e ho impiegato una settimana per ottenere la giusta misura di zavorra.  Questi sei mesi mi ricordano quelle prime uscite. A parte tutta la pulizia di pensieri e dinamiche nel contesto fotografico ho preso ad alleggerirmi anche di alcuni reed presenti nel mio elenco, quelli che sostanzialmente non mi servono. C' è stato un periodo, fino a poco più di un anno fa, dove vivevo google reader come il cartellino da timbrare prima di iniziare la giornata. Passavo parecchio tempo su blog interessanti ma di molti non ne avevo bisogno, come se avessi messo in zaino il fornellino da campo in una escursione che mi avrebbe riportato a casa dopo sole due ore. Quando dico che non ne avevo bisogno non è per superbia. Semplicemente mi stavano portando da un'altra parte, in alcuni casi mi distraevano del tutto. Essermi preso un lungo periodo di distacco forzato da queste letture mi è servito. Non controllo più quotidianamente i reed, mi ritaglio lo spazio appropriato, come dire: stasera vado al cinema, vado a salutare un amica, oggi mi leggo i reed. La rosa di quelli che continuano ad essermi affezionati conta poche unità adesso, il resto sta lì e basta, forse solo a ricordarmi che sarebbe meglio o sostituirli o metterli via del tutto.  Comunque oggi è una bella giornata, ufficialmente siamo in estate, e ho messo nella sacca ciò che mi serve per oggi. Esco a fare due passi sul reed mountain.

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