Prima della fotografia, prima del teatro e dei tentativi nella musica e come scrittore mi sono cimentato con il disegno. Era il '95. Esisteva in quel periodo una rivista, Boss, che presumo sia scomparsa dalle edicole. L'interno conteneva per buona parte foto delle più o meno vestite soubrette della televisione di quel periodo. Ma capitava anche di trovare dei buoni servizi di fotografi interessanti, lì ad esempio ho scoperto
Bitesnich. Boss lo compravo per poter ricopiare con matite Faber-Castell quelle donne che incarnavano lo stereotipo della bellezza. Ed ho continuato fino a quando dal disegno ho avvertito lo stimolo della pittura. Oggi come allora mi rendo conto che nulla di quello che ricopiavo poteva in qualche misura considerarsi arte. C'è una variabile non da poco che colloca una persona tra l'essere o non essere artista, almeno per me: la ripetibilità. Quando disegnavo ero molto scrupoloso, i risultati anche lodevoli, ciononostante in corso d'opera temevo sempre di commettere qualche errore e la sola idea di dover rifare tutto era terribile perché non ne sarei stato capace, o meglio, avrei potuto disegnare qualcosa di nuovo e forse migliore ma mai la stessa cosa. Nelle letture dei maestri della pittura dal Medioevo ai tempi nostri era ricorrente l'uso dei disegni preparatori o studi, cosa che io non facevo. Ritengo che un artista che voglia esprimere un concetto con il proprio mezzo sia capace di ripeterlo perché ce l'ha dentro. Recentemente ho visitato una mostra dove l'artista a disegnato su piastrelle di legno di varie dimensioni volti di donne, spesso lo stesso volto, con lo stesso taglio ed espressione ripetuto su formelle diverse. Mi è sorto il dubbio che fossero stampate per quanto incredibilmente simili. Sempre recentemente ho trovato in edicola una rivista sull'arte affatto male (daccordo l'ho acquistata perchè in retro copertina c'era una foto di
Matteo Basilé il cui lavoro molto apprezzo, ma il contenuto è di ottima informazione). Sul numero acquistato c'è uno speciale sulla fotografia. Sarà che rincorro le mie frustranti progettualità e ambizioni ma temo di non essermi mai soffermato seriamente a riflettere sul mondo della fotografia artistica e concettuale. Dando per scontato che il seme della follia sia ben piantato in questi rappresentanti, trovo che la variabile della ripetività sia fattore imprescindibile. L'istantanea da word press photo o il risultato accidentale di un errore fotografico non riesco ad attribuirli ad una mente artistica, seppure etichettati come foto di alto contenuto comunicativo. L'artista vero, torno a ripetere per me, ha un bisogno famelico di sapere prima di creare e creando assurge al ruolo di creatore, di essere capace cioè di possedere la propria opera. Mi fanno ridere perciò le espressioni come fotografia d'autore o il sempreverde nudo artistico, tanto amabilmente dichiarato dalle mie subrettine del '95 in epoca calendari quanto dalle nuove gossippare. Ma fatemi il piacere! Giotto disegnò un cerchio per dimostrare la sua abilità artistica: un solo segno, preciso. Lo possedeva.
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