Novembre, da che io ricordi, è sempre stato per me il mese con una maggiore percentuale di argomenti su cui riflettere, vuoi perché mi avverte che di lì a poco finirà un altro anno, vuoi perché percepisco un abbassamento delle energie nelle persone, vuoi perché in questo giorno in particolare chiedo uno specifico silenzio intorno a me.
20.11.2011
Ha un che di premonizione, l'allineamento è curioso e potrebbe essere l'unico che io viva. Ma sono solo numeri. Non è accaduto nulla di apocalittica importanza, eppure stamattina due gesti, delle mie sorelle, colorati da imbarazzo e silenzio ma entrambi carichi di dignità affettiva, sono stati un contributo commovente che ha rafforzato le mie ultime decisioni. Questa premessa è molto personale e per alcuni saprà come al solito di enigmatico. Se devo racchiudere tutto in un pensiero comprensibile sarebbe "dedicati alle cose vere".
Qualche settimana fa un post su fotografia e parola mi diede da pensare. C'è un aumento del desiderio alla visibilità, alla produzione finalizzata al richiamo di attenzione verso sé. Quello dei libri autoprodotti e le mostre, per la fotografia, sono alcuni esempi. Pressapoco negli ultimi mesi mi sono giunte richieste, piacevoli, dove mi si chiedeva di fare workshop di un paio di giorni a più riprese, avvisi a concorsi, mail su come creare il proprio libro e mandarlo in stampa, desideri di farsi fotografare da me. Io che tengo workshop, ma andiamo! Il piacere iniziale per fortuna ha mutato aspetto. Mi era presa questa voglia di mostrarmi, dichiararmi vivo in questo ambiente. Guardavo le librerie di lightroom ed era una selezione giornaliera di cosa mandare lì, cosa impaginare di là, quale destino dare alle mie immagini. Ma gli attacchi di bassa autostima a volte mi salvano e ben vengano. Leggete il post, traete le vostre conclusioni. Io le mie le ho fatte. Sarà che prendo le cose sul serio ma comincio a infastidirmi a vedere in fotografia la ricerca del successo - che va dal commento su facebook alla pubblicazione - ad appannaggio della ricerca culturale. Ognuno ha la sua libertà, fisica, d'opinione, d'espressione; non mi permetto di giudicarla. Quello che mi urta e accende in me toni di discussione animata è la velocità con cui alcuni vogliono raggiungere il risultato. Qui da noi un proverbio recita che "prima di conoscere veramente qualcuno devi mangiarti un quintale di sale insieme", per dire che assimilare una così alta quantità di sale richiede tempo e solo attraverso la condivisione e il tempo che ci si impiega con l'altro puoi accettarne, dell'altro, le dinamiche, il carattere. Quando pensi di aver capito una persona scopri sempre cose diverse, che ti sorprendono. Mangiare un quintale di sale può richiedere una vita. Conoscere, può richiedere una vita. Perché allora dovrebbe essere così facile - breve - riuscire a fare una foto di ritratto? una foto di paesaggio? sviluppare un progetto? Nei concorsi sul territorio, come in quelli di più vasta area, spesso mi imbatto in foto fortunate o volutamente eclatanti - per non dire da paraculo - dove l'autore non ha la più pallida idea intanto di cosa ha portato a quello scatto, e poi perché mai dovrebbe essere interessante. Sorvolo su chi è chiamato a giudicare.
Dopo la lettura del post, e di conseguenza su quanto di nuovo stavo pensando, mi sono preso del tempo. Ho avvertito in me uno strano disagio, un senso di sporco fatto di condizionamenti e stimoli massmedianici di cui volevo liberarmi, lavarmi. Ho rivisto le librerie con uno sguardo diverso, più rigido. Da alcuni giorni sto lavorando alla pulizia del sito, alla separazione in due compartimenti ben distinti: intimo e lavorativo. Prevedo di pubblicarlo prima della fine dell'anno, se non prima. La variabile k che da metà mese caratterizza i fine settimana - km e kaverdash - mi sta aiutando a fare ordine, oltre che a incontrare nuove persone e a dedicare più tempo all'essenziale, sia nei rapporti che nella formazione. Ho rallentato per viaggiare meglio e liberarmi da alcune zavorre. Oggi, 37 anni, ho meno fiato per correre ma vedo meglio i miei errori.
PAPA FRANCESCO IN CAPPELLA SISTINA
1 anno fa
Ogni anno in più dovrebbe renderci più grandi in ogni aspetto, ma spesso , fermandoci a pensare che "ormai ssonn rrann" iniziamo il ns declino...
RispondiEliminanon fermarti, l'importante è continuare a camminare