Lo scorso fine settimana a Matera, all'interno del convegno nazionale di teatroterapia organizzato dalla mia associazione teatrale, è stato inserito un mio intervento: un laboratorio di fotografia di tre ore. Nessuna pretesa da insegnante, anche se i ragazzi alla fine sono passati a stringermi la mano e mi sono parsi sinceri; il tema trattato nel mio intervento mi è caro in questo periodo: Fotografia e percezione del sé. Al di là del compito che ho fatto svolgere, desideravo comunicare in modo semplice quanto mi sta attraversando, cosa complicata perché ogni giorno mi sento eccitato come un adolescente che ha scoperto il sesso. E visto che il mondo è meraviglioso anche perché ci mette a disposizione gente che le parole le sa usare, nei giorni precedenti mi sono dato una ripassata ai miei libri per non fare proprio una figura da sprovveduto. Rileggere alcuni passi dell'antologia di Claudio Marra è stata una salvezza per il mio spirito. Forse è per questo che ha funzionato. Alcune delle citazione che ho riportato ai ragazzi ve le posto in basso, non mi appartengono e possono servire ad altri come aiutano me.
Franco Ferrarotti
Fotografare significa scrivere con la luce. Ma l'etimologia in questo caso inganna. Fotografare significa in primo luogo "vedere"...C'è un atto d'amore in ogni fotografia, una sorta di complessa seduzione dell'oggetto, che però va catturato, fissato, congelato per sempre. E' dunque un atto d'amore che non esclude, ma anzi implica un atto di rapina, una cattura... scrivere con la luce vuol dire, come prima condizione, avere bisogno del buio, evocare le ombre.
Italo Calvino
Perché uno che ha cominciato a fare fotografie, non c'è nessuna ragione che si fermi. Il passo tra la realtà che viene fotografata in quanto ci appare bella e la realtà che ci appare bella in quanto è stata fotografata, è brevissimo.
Eduardo Giusti
Non esiste nessuna realtà universale che possa essere osservata oggettivamente da tutti allo stesso modo; al contrario la realtà è relativa alla percezione che ognun ha e il suo significato è strettamente personale, sociale, culturale.
Manlio Brusatin
Un ritratto, pur riconoscendolo altri, non è riconosciuto dall'interessato che spesso si vede diversamente. Se il ritratto pittorico può essere ricusato dal soggetto perché non si riconosce, il ritratto fotografico è inequivocabile anche se si ritiene che un soggetto in quel particolare attimo, o in una determinata età, può riuscire meglio e più riconoscibile a se stesso. Anche per questo si dice che dopo i 30 anni uno è responsabile del proprio volto e questo corrisponde al suo ritratto, cioè al risultato di una vita che dipende da azioni, volontà, scelte. Di tutto questo il suo volto e il suo carattere sono la fotografia.
Diego Mormorio
Più precisamente il fascino che vi è in ogni ritratto nasce da questa domanda: Quale destino c'è dentro questa fotografia?...In ogni ritratto è detto tutto, senza che nulla sia detto chiaramente. Così ognuno vedrà secondo le proprie capacità di penetrazione e alcuni potranno non vedere nulla, perché la lettura delle immagini avviene per folgorazione, richiede una particolare formazione dell'io.
Jean A. Keim
Ogni persona che si trova sul posto in un determinato momento può essere testimone, ma ci sono dei buoni e dei cattivi testimoni: l'uno vede bene, l'altro guarda senza distinguere... ne danno una interpretazione...Due fotografi davanti ad una scena prendono visioni diverse della stessa realtà e nello stesso istante. Ma qual'è la realtà corretta?
Una curiosità su quanto segue. Il sabato sera, durante lo spettacolo presso il MUSMA, nei Sassi, cazzeggiavo all'ingresso rendendomi utile come servizio d'ordine. C'era un freddo assurdo e io ancora raffreddato. Mi rifugio un attimo nella biblioteca e per riflesso prendo a scorrere i titoli dei libri, quasi tutti sulla scultura. Ma visto che il cervello vede prima degli occhi mi sono bloccato su questo volume.
Lo tiro fuori, leggo qualche frase e ne sono colpito. Faccio degli scatti alle pagine della prefazione senza che se ne accorgano e torno fuori. Il libro è una edizione vecchiotta, non so se lo trovo. Sebbene parla di pittura, le affinità che vedo con la fotografia sono per me evidenti.
Ci sono tanti modi di far pittura e altrettanti per intenderla. Uno per arrivare a un'isola non sale sul treno. Per raggiungere le isole occorrono barche perché c'è di mezzo il mare, che è una superficie mossa e non sopporta i binari. La disgrazia della pittura moderna sono i binari. Uno per raggiungere un'isola non può utilizzare che galleggianti: a meno che non si getti in mare e si metta a nuotare. Non comprendo invece quelli che prendono il treno per una traversata sull'acqua. E nel compierla si addormentano e immaginano tante cose estranee alle isole, al mare, alle distanze. Più si allontanano dal luogo che si erano proposti di raggiungere e più cicaleccio intorno alle tempeste e ai perigli.
…Soltanto un genio come Picasso è rimasto fuori dalle idee, dal sistema, da ogni genere di chiarimento filosofico o di guida didattica per facilitare la lettura di un dipinto: «Tutti vogliono capire la pittura. Perché non cerchiamo di capire il canto degli uccelli? Perché amiamo una notte, un fiore, tutto quanto circonda l'uomo senza cercare di capire? E invece nel caso della pittura, la gente vuol capire… Un quadro mi viene da molto lontano. Chissà da quale lontananza l'ho sentito, l'ho visto e l'ho dipinto, eppure il giorno dopo nemmeno lo riconosco quando l'ho fatto. E' possibile penetrare nei miei sogni, nei miei istinti, nei miei desideri, nei miei pensieri che hanno impiegato tanto tempo per uscire alla luce? E' possibile penetrare quanto vi ho messo di me stesso forse contro la mia stessa volontà?»
…I buoni consigli mi annoiano, specialmente quelli che insegnano a far bene. Io non voglio salvare e non voglio essere salvato. Quando una cosa non la capisco vado da un'altra parte. Il mondo è pieno di cose che attendono di essere amate. Sono piuttosto debole per le cose che mi attraggono.
…Picasso ha ragione quando dice che giovani si diventa.
PAPA FRANCESCO IN CAPPELLA SISTINA
1 anno fa
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