mercoledì 27 dicembre 2017

L'evoluzione

Torno a scrivere, intanto  per puro piacere personale. Lasciare delle coordinate precise di un dato pensiero, in un dato tempo, mi aiuta a scrivere mappe personali.
Inizio a pensare che i workshop abbiano - o sono in via terminale - perso la loro funzione originale. Ce ne sono molti in giro in realtà, ma sono cloni e ricicli senza possibilità di trauma per chi li frequenta. Molti autori e fotografi con esperienza se ne sono accorti da un po’ e hanno spostato il tiro: dai workshop sono passati alle masterclass, le masterclass diventano academy o qualunque cosa che abbia una durata simil scolastica.
C’è una evoluzione in atto!I workshop sono diventati inutili per la ragione semplice che il sistema di apprendimento vecchio stile è superato.
Già lo aveva detto anni fa Riccardo Luna, ex direttore di Wired Italia nel suo “Cambiamo Tutto”, che la scuola, così come continuiamo a viverla oggi non ha più senso. L’insegnate che arriva spiega la lezione, l’alunno che impara delle informazioni e poi le espone in maniera mnemonica, non produce più nulla. Non è evolutiva ma involutiva. Ci sono organismi scolasti, sperimentali anche in Italia in piccole isole, dove alunni e insegnati “scrivono”  lezioni e programma insieme. E la rete è il loro veliero! L’esplorazione al posto dell’interrogazione.

Stessa cosa va applicata alla fotografia. Come poter immaginare di apprendere, crescere, creare il nuovo o l’inesplorato se nei workshop assistiamo all’esposizione di un metodo individuale. Se facciamo il paragone col mondo culinario, è come illudersi di aver imparato i cibi e a cucinare quando invece hai solo assaggiato il piatto che ti ha preparato un’altro.Per imparare ci vuole tempo, un fattore maledettamente in contrasto con le frazioni di secondo che la fotografia ci ha abituato. Non più workshop ma percorsi dunque! Perché siamo così indietro con l’ammettere la necessità, l’urgenza di avviare scuole serie sulla formazione del pensiero fotografico? Le letture degli ultimi giorni stanno certamente viziando queste mie riflessioni, ma le trovo giustificate. Vilém Flusser ha aperto nuovi confini sull’orizzonte fotografico e filosofico che altri non avevano neppur toccato per una ragione semplice: i workshop sono tenuti da fotografi! Lasciamo che all’interno di un percorso di studi sulla fotografia siano gli studiosi a parlarci dei concetti e i fotografi delle esperienze. Gli uni servono agli altri ma se gli uni si sostituiscono agli altri accadrà un implosione culturale che ci riporterà in un periodo di analfabetismo totale. La nascita della fotografia ha segnato questo punto cruciale della storia moderna: la nascita di un nuovo linguaggio. La sua forza ha assorbito anche la codifica della lingua delle immagini che già esisteva da secoli. Ci confondiamo tanto da ingannare noi stessi perché ignari della differenza tra fotografia e immagine e produciamo più immagini che fotografie! Ora siamo ancora agli inizi di questa nuova era del visivo. Non sappiamo scrivere con il nuovo linguaggio figuriamo se possiamo leggerlo e di conseguenza comprenderlo. Abbiamo scoperto il fuoco! Produciamo fotografia in maniera esponenziale senza sapere quante possibilità ci dà questa scoperta. Siamo primitivi e siamo appena scesi dall’albero della nostra evoluzione linguistica.




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