Recenti preoccupazioni familiari mi hanno reso incapace di gestire con serenità un periodo che avevo programmato come piacevole e fruttuoso. Il perno della fotografia, che regola sia la serenità mentale come pure un fisico che con dignità procede verso i quaranta, è stato messo a dura prova. Da più di sei settimane sono una palla da flipper, dove ad ogni sponda invece di accumulare score mi ritrovo a pensare a fatti che non mi è possibile vivere adesso. Da un mese e mezzo la costante delle mie giornate è rimandare. Questa forzatura, vissuta male all'inizio, ora comincia a mostrarmi cose inaspettate.
Essendo completamente avvolto in un problema serio come la salute di mio padre, tutto ciò che reputavo primario ha preso una piega quasi ridicola. Fino al punto di stare ventiquattrore senza che l'elemento fotografia entri in circolo. Mentalmente ho scritto parecchi post in questo periodo, alcuni considerandoli interessanti ho dovuto fermarli su iPad come note da rivedere. Così senza deciderlo finisco a scrivere un e-diario pregno di ricordi che emergono da molto lontano, cronache di ore in sale di attesa, coincidenze prese al secondo per luoghi, mezzi e temperature diverse in poche ore. Ancora una volta nei momenti di maggior pressione trovo alcune delle risposte che chiedo. Su di me funziona il metodo dello scarto. Elimino, sbuccio, semplifico, pulisco, liberandomi di superfluo.
Due aspetti che fino anche ad un anno fa mi turbavano, come e cosa, ora riesco a percepirle molto più vicine di quanto non immaginassi. A spiegarlo non ne sarei capace, perciò le lascio dire a chi sapeva farlo senza essere necessariamente in vino veritas.
L'unica cosa che conta nella vita è saper godere realmente del proprio essere, noi cerchiamo facilitazioni ovunque solo perché non sappiamo cosa possediamo, usciamo fuori da noi solo perché non sappiamo cosa c'è dentro, così abbiamo un bel da montare sui trampoli, pure sui trampoli bisogna camminare con le nostra gambe, facciamo di tutto per salire più in alto ma anche sul trono più alto del mondo non siamo seduti che sul nostro culo.
e per Tina, che fa chiosa su quanto dettoci stamattina:
La sete di sapere è un dono ma è stato regalato alle persone non per farle sentire più comode ma per metterle sulla graticola dell'attesa e del dubbio.
Entrambe di Michel de Montaigne
PAPA FRANCESCO IN CAPPELLA SISTINA
1 anno fa
Nessun commento:
Posta un commento