venerdì 1 aprile 2011

Adele

Adele è comparsa qualche pomeriggio fa in studio, mentre sistemavo i libri conservati in soffitta sulla nuova libreria. Cercava un posto, un indirizzo. Poi con la semplicità che solo alcune persone hanno mi ha chiesto "che posto è questo?". Abbiamo passato il pomeriggio a chiacchierare. Gli ho preparato del té, ne ha preso solo una tazza ma si è finita i biscotti. Ero in una settimana di paranoia, di quelle pesanti; lei ha preso ha snocciolarmi storie del suo passato con imbarazzante confidenza. Intime.
Ero a disagio.
Mi ha parlato della sua cicatrice, da dove arriva, come ci convive. Ho iniziato ha provare un profondo fastidio: ero nel bel mezzo delle mie fisime mentali e non mi andava di sostituirle con fatti veri, reali, con cicatrici. Rivolevo le mie cazzate sull'essere in bolletta, ed il lavoro, i clienti, le delusioni, gli affanni, l'accomodante razionalità maschile.

...

L'ultima mezzora è stata come rotolare giù da una collina senza protezioni.

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