mercoledì 16 febbraio 2011

Io, robot


flavio, me, francesco


E' in corso un lavoro per un amico parrucchiere; deve partire per gli States e presenterà un portfolio: se gli va bene ci resta a lavorare - figo per lui.
La cosa bella è che stiamo collaborando in tre, lui ai capelli, ci sa fare davvero ed è un ospite eccezionale, Tiziana che supervisiona al make-up e a cui da parecchio faccio da cavia per il suo e mio divertimento, ed io. Una bella squadra, mi piace e mi piace come insieme stiamo dando il meglio di quello che sappiamo fare. Ho molto spazio a disposizione, nel senso che ho molta libertà con le luci e il mood, mi aiuta molto a sperimentare e vedo che trova il consenso degli altri, o comunque alla base di tutto c'è che si fidano. In una degli ultimi set, mentre si guardava insieme ai modelli il lavoro, qualcuno tra i presenti ha commentato il mio modo di lavorare definendomi determinato. Ho accolto imbarazzato e ringraziando. La persona in questione deve aver avvertito qualcosa e ha subito dato spiegazione.
Sai quello che vuoi, sei perfezionista, sai farti seguire, e crei un buon clima di lavoro.
Diavolo, ho pensato, tutta sta roba per me?
Le frasi acute stanno a me come l'erba alle mucche: digestione lentissima. Così le ho rigurgitate dopo qualche giorno e analizzate. Ci sono cose che adesso conosco che un decennio fa nemmeno immaginavo. Ricordo la prima volta che andai al photoshow a Roma. Calca davanti ad uno stand per fotografare la gnocca sulla moto. Non ne sono stato immune e cerco di farmi spazio con dei mi scusi, perfavore, posso, mi perdoni…
Non mi cagava nessuno, mentre affondavo nella mischia mi rendevo conto che non sarei riuscito a fare una sola foto.
Lezione n°1: vuoi spazio? createlo!
Sono arrivato in prima fila senza violare la prima legge della robotica. Nel recente passato ho rivissuto una cosa simile, da un'altra angolazione. C'era da fotografare un evento in mezzo a un sacco di persone, pochi fotografi in un angolo riservato agli scatti. Nel casino degli otturatori e flash in sballo mi sento picchiettare delicatamente sulla spalla, mi giro e vedo una con macchina fotografica a seguito che timidamente mi dice che non riesce a fotografare perché le sono davanti. Terza legge della robotica, ma quella non l'ha capita e allora le ho afferrato il braccio e messa davanti a tutti.
Lezione n°2: a gratis non esiste, devi farti il mazzo.
Inizio a provare qualche fastidio quando sento abusare della frase che non è necessaria una sofisticata attrezzatura per fare le buone foto. Grazie, lo so. Ma parliamo del mestiere del fotografo e non dell'hobby del fotografo. Ad evere le luci giuste, lo spazio giusto, la macchina e gli obiettivi giusti vuoi mettere il risparmio in termini di tempo? C'è anche una responsabilità in termini di immagine nei confronti di un cliente e non mi posso presentare a fare foto di architettura con un 18/55 da 40 euro. Mi sono imbattuto un cinque anni fa in un dialogo surreale con un altro fotografo, di quelli tristi e ossessionati dai segreti. La mia amica partecipa ad una corsa notturna e le dico che vado a farle delle foto all'arrivo. Non mi limito a fotografare lei ma mi viene la scimmia del reportage. Sono lì con reflex e flash quando mi si avvicina il tipo che per inciso mi fa: Chi ti ha chiamato? Lo guardo, so chi è, magari lui non conosce me, ha una compatta da 150 euro fra le mani. Mi ha chiamato Giuliana, hai presente? Non gli dico questo, sto ancora pensando alla risposta quando lui continua: No perché qua io sono il fotografo ufficiale e se questi hanno chiamato un'altro ora mi sentono.
Ma come la circoscrivi alle macchine fotografiche una manifestazione in aperta campagna, dove chiunque può fotografare le sorelle, i padri, fidanzati e amanti? E un fotografi ufficiale si presenta con una compatta al lavoro, quando anche il più sfigato dei fotoamatori va in giro con arsenali da combattimento. L'apice dell' idiozia avviene quando borbottando cavalca il suo scooter, fa per andar via quando invece si sposta dieci metri avanti a me, convinto di dover essere lui il primo a fare lo scatto e ancora più assurdo convinto di inquinarmi l'inquadratura con la sua presenza.
Lezionen°3: l'abito non fa il monaco ma dall'abito capisci se uno è monaco oppure no.
La buona attrezzatura, come il vestirsi adeguato davanti ad un cliente, parlare in maniera educata, fanno il vestito che ti permette di dare agli altri la prima impressione su di te. Una volta mi hanno preso per fotografo accreditato ad un evento blindato solo perché il tipo alla transenna mi ha visto arrivare con due corpi, un tele da stadio, flash, zaino e cavalletto in mano, a avevo tutto in vista apposta per darmi arie.
Ho capito il senso del determinato. In questi anni l'apprendimento su campo sta rendendomi quello che gli altri vedono di me: uno che si impegna, che non è solo uno con la macchina fotografica. Ed io scorgo i segni di questo autoapprendimento.

Ps. citando Io, robot nel titolo mi riferisco al genio di Asimov, quello con Will Smith vale solo come blockbuster.

7 commenti:

  1. Quoto ognuna delle lezioni, provata sulla mia pelle... Ci vuole faccia tosta in tutte le situazioni e un minimo di "estetica" per farsi valere.
    Figurati che una volta sono stato "beccato" dal fotografo "ufficiale" delle sedute di laurea che si avvicina a me chiedendomi per quale studio lavoro; gli dico per nessuno e continuo imperterrito a fare le foto all'unica persona per cui ero venuto e che, peraltro, non aveva prenotato il servizio da lui. Poi c'era un altro amico che non mi aveva chiesto esplicitamente di fargli le foto e pensando di fargli cosa gradita gli feci alcuni scatti; il guaio è che lui aveva prenotato il servizio :-)

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  2. Davvero simpatiche queste situazioni, io cerco di starne alla larga per quanto possibile e se mi capita di essere avvicinato da qualcuno che vuole essere fotografato e c'è già un fotografo "ufficiale" gli dico - fingendomi un po' idiota - che deve parlare con l'altro perché io sono lì per caso. Ti guardano maluccio all'inizio, ma il rispetto deontologico festeggia. Poi è chiaro che ci sono dei casi che non puoi fare ameno di fare lo stronzo, te lo chiamano.

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  3. Finalmente una bella iniezione di fiducia in te stesso!!!!!! Spero che quell'aereo per gli States, prima o poi decolli anche per te.

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  4. Se uno è timido deve fare il fotografo sportivo per un paio di anni... ti passa tutto.
    E' uno dei campi migliori per esercitare corpo e mente. Anche se lo stronzo puro c'è sempre e a quel punto si va giù di gomitate nelle costole. Prova però ad immaginare una fotografa donna nel campo sportivo..... le cose son due: o ti calpestano, o ci provano. Che tristezza! E poi dicono che siamo acide! hahahahaha

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  5. ...mi fai riflettere su un aspetto finora trascurato: effettivamente non ho memoria di fotografe sportive!
    ...faccio una ricerca :-D

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  6. Ciao Nicola, ogni tanto passo a trovarti e trovo sempre qualcosa di interessante su cui soffermarmi.
    Noi in questo periodo siamo alle prese con le "gomitate virtuali" ed essendo all'inizio, un pò come accade alla partenza di una maratona, le gomitate sono tante, c'è una gran confusione e l'impressione è che chi guarda da fuori (i potenziali clienti) fa ancora fatica a distinguere chi potrebbe staccare il gruppo e chi non ha proprio le carte per farlo. Per esempio e' notevolmente frustrante vedersi annullare più di un lavoro con una banale scusa e poi venire a sapere, perchè le cose prima o poi escono sempre, che queste persone sono state contattate privatamente da pseudo colleghi che evidentemente non hanno altri modi che ricorrere a questi trucchetti per sentirsi realizzati. Io penso che se basta così poco per far cambiare idea ad una persona vuol dire che non è stata una gran perdita, però sarò ingenuo ma anche se ho passato i 40 e dovrei averne viste tante sono ancora cose che mi lasciano a bocca aperta.
    Meglio a questo punto una "sana" gomitata reale, se non altro puoi toglierti la soddisfazione di restituirla subito con gli interessi :-)

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  7. le gomitate, nella giusta misura, fanno anche bene, ti mettono nella condizione di non abbassare la guardia; quello che mi provoca più fitte è la mancanza di quel senso di galateo, meglio ancora deontologia professionale. Ho questa folle presunzione di credere che ad ostinarsi a essere educati e rispettosi nel proprio lavoro prima o poi paga.
    ...grazie per la visita, mi ha fatto piacere.

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