martedì 8 giugno 2010

Clone me, please!

La parola d'ordine in questo periodo è correre. Mio malgrado. Si perché da un lato sono convinto che sia giusto aspettare i tempi fisiologici di una attività che deve crescere, lavorare con costanza nel rispetto soprattutto della propria professione, dall’altro il fattore tempo mi è nemico. Nel percorso che sto affrontando devo imparare a relazionarmi, con clienti e colleghi (quest’ultimi tra l’altro in alcuni casi recenti mi stanno spingendo a cambiare approccio, rendendomi anche quello che non sopporto essere: cinico), trovare lavoro in un contesto economico sfavorevole e uno sociale (la realtà del mio paese) culturalmente non ancora preparato. A ciò, lo dico perché non mi va di addossare la colpa sempre sugli altri, devo esercitare una forte pressione sul mio essere pigro e con voglie da onnipotente per raggiungere uno stato di (almeno) apparente tranquillità mentale. Sono onesto, pensavo sarebbe stato un pochino più facile.

Nei primi mesi ho dato la colpa al denaro. Mi dicevo che per i progetti che volevo realizzare erano necessarie attrezzature e budget che non possedevo, così scrivevo su block notes le idee creative che affollavano la mia massa grigia e promettevo a quel mio piccolo genio fatto di neuroni che quel progetto era solo rimandato. Ne ho rimandati parecchi. Poi mi sono anche convinto che a rimandare sempre la creatività ne risente fino a non “creare" con tanta efficacia nuove idee. Diciamo che ancora ci credo.

Negli ultimi due mesi però ho letto molto (di fotografia) e lavorato poco (di fotografia). Ho spostato di qualche buon grado la mia visione. Per i progetti creativi non servono budget costosi, è chiaro che per quelli super strafighi qualche soldo non guasta, ma la verità è che si possono ottenere ottimi risultati anche con pochi euro. Dimentico in continuazione che la più grande risorsa economica a portata di mano in realtà è a portata di testa, ci sta dentro ed è quella massa di connessioni che dicevo prima. Nei blog che seguo scopro, al di là dei vari fotografi, designer, giornalisti, photoshoppisti, persone che mi insegnano molto, e chissà se hanno la dimensione di quanto sia importante quello che scrivono condividendolo. Nelle ultime settimane Sara Lando è motivo di attenzione e insegnamento. Avevo iniziato a seguirla qualche tempo fa con curiosità ma non c’è giorno adesso che non vado nei feed di google reader a cercare un suo nuovo post. Vale lo stesso per tutti gli altri che ho nei preferiti. Così la mia vita attuale ha sottratto tempo alle letture cartacee e romanzesche dei libri sullo scaffale a favore di quelle digitali e (mono) tematiche della fotografia. Solo la settimana scorsa, in uno di quei miei momenti folli, e per fortuna solitari, dove mi auto commemoro, alla domanda del mio interlocutore coscienza “Quante ore passi davanti al computer?” ho risposto con sorpresa dalle 10 alle 12 ore al giorno. Qui mi sono fermato. Ca##o è tanto! Non lo so, voglio dire che è tanto che una persona stia davanti ad un monitor ma se davanti a questo monitor si studia, ci si forma, si lavora, si legge, si guardano i film (non guardo televisione da anni, ho il mio bel imac 27 pollici e mi stragodo i film persi al cinema con le cuffie a palla) quelle ore hanno un peso diverso. O no? E per non farmi mancare nulla a questi due pesi ne aggiungo un terzo: “ Ma quanto tempo ti resta da dedicare alla Fotografia?” Ho scritto con la effe maiuscola apposta per intendere l’atto concreto dello scatto. Da quando ho aperto partita iva credo di scattare almeno il 40% in meno.

No, non è così che la immaginavo la mia vita da fotografo. Pensavo che da professionista avrei avuto il tempo dalla mia parte. Siamo in movimento continuo, l’ho persino scritto qualche post fa, e cavalcare questo movimento è faticoso. Leggevo stamattina su Jumper.it che una parte della fotografia (quella italiana è ancora agli inizia ma realtà come la germania, l’inghilterra e la stessa america ci navigano da un po') sta sempre più abbracciando e sviluppandosi nel 3D e se non ci si informa si rischia di arrivare impreparati. Questo non vuol dire che tutti i fotografi debbano studiare la modellazione 3D, ma sapere a cosa si va incontro si. E di qui una nuova serie di letture, potenziali incontri o workshop e tanto altro ancora. Ora, per quel dettaglio dell’onnipotenza di prima, io a queste faccende ci vado dietro perché ci credo e ci voglio essere, ma le foto? Quanto tempo mi resta per FARE foto? Gli investimenti che occorrono viaggiano su due binari divergenti che fatico ad allineare: spazio-temporale ed economico. Il primo mi porta formazione e conoscenza, ma ci voglio risorse anche economiche (i jumper camp ad esempio si svolgono a milano e so bene cosa sacrifico sia andandoci sia non andandoci). Il secondo, lo sappiamo bene, ci aiuta a vivere. Mi sa tanto che se per la fine dell’anno non raggiungo il potenziale per permettermi un assistente mi faccio clonare. Scherzavo! Sulla prima cosa intendo, il clone lo voglio davvero!

1 commento:

  1. E' un post sicuramente interessante e credo che un po' tutti siamo passati attraverso step simili, all'inizio.
    E ben venga la formazione, l'ispirazione, la ricerca: ma fai attenzione a non farla diventare una scusa per rimandare l'unica cosa che alla fine sul lungo termine fa la differenza: prendere in mano la macchina fotografica e FARE foto.
    Anche se non sei ispirato, anche se non hai voglia, anche se non sai del tutto cosa stai facendo. Le idee vengono in corsa o a volte foto fighissime partono da concept semplici che vengono esplorati a fondo.

    E se posso darti un consiglio, trattati come se fossi un tuo cliente: prendi appuntamento con te stesso almeno un pomeriggio ogni settimana e dedicalo ai tuoi progetti. Segnalo in agenda e organizza il lavoro attorno al fatto che quel pomeriggio "purtroppo" sei impegnato.
    Altrimenti e' davvero facile farsi fagocitare velocemente dai lavori degli altri... e qui purtroppo parlo per esperienza diretta

    ciaps

    Bruko

    RispondiElimina