lunedì 1 agosto 2011

nanosguardi

Uno degli aspetti interessanti di quando si è troppo concentrati su se stessi, con inevitabile rischio di accappottamento, è scoprire che quel non esiste se non in funzione degli altri. Come spesso mi accade, il mondo di cui fortunatamente sono parte manda precisi segnali che uniti dallo stesso leimotiv convergono verso una sintesi chiara. Un mese fa la sintesi era verità. Sono ancora pieno delle bruciature che ha portato e spero restino i segni. Negli ultimi giorni invece tutto sta dirigendosi verso una nuova sintesi: studiare. Il teorema di Bernardo di Chartres "siamo come nani sulle spalle di giganti" è il motivo del titolo del post.
Sono nella condizione di nano, per guardare e costruire ho bisogno dei giganti, della loro storia, dei loro perché. Collezionare solo le immagini che avrei voluto fare io senza studiare le ragioni della loro creazione non giova ai miei turbamenti attuali.
Tempo fa misi da parte nella mia cartella "ispirazioni" uno scatto trovato sulla rete , dimenticandomene. In settimana mentre mi dedicavo alla lettura e ai lavori di Mona kuhn mi sono imbattuto in quello stesso scatto. Alla luce di quanto avevo conosciuto dell'autrice ho scoperto, con incredulità, il perché quello scatto era finito tra i miei preferiti seppure archiviato con un gesto apparentemente superficiale. I motivi delle opere della Kuhn e il mio avrei voluto farla io avevano un legame di intenzioni molto simile. Alla luce di ciò si è scatenato un aumento del desiderio di conoscenza di ciò che riguarda la progettualità di Mona Kuhn. Ho acquistato due suoi libri e ora aspetto che mi arrivino per poterne studiare meglio altre caratteristiche e trovare più informazioni di quanto la rete mi abbia già dato. Studiare è l'imperativo del presente! Ho sempre vantato una buona memoria ma qualcosa nel sistema ha preso a sgretolarsi, forse per un surplus di input da fermare, anche se nulla mi convince di più del fatto che guardavo con l'occhio distratto e ignorante di chi non sa. Ritornare su ciò che già ho in casa, studiarli forse veramente per la prima volta e analizzandoli con quanto di nuovo ho appreso negli ultimi mesi potrebbe produrre un beneficio a quella memoria che ora mi sembra in declino. Della Kuhn, ad esempio, ora saprei riconoscere una sua immagine o associare una al suo stile senza leggere la didascalia. Tutto questo è magnifico. Tutto questo è guardare. Non ho idea del punto del mio percorso in cui mi trovo, non ho ricordo di cosa vedevo all'inizio di fotografia; so che ogni nuova scoperta apre una porta verso un infinito più grande di quello da cui arrivo, ci precipito dentro con un bagaglio di preoccupazioni sconfortanti eppure stoicamente mi lascio attrarre e cado. Amo la fotografia. Non c'è dubbio. La forma di questo amore tuttavia non è chiara. Si può amare sulla base, certa, di un costante dubbio?

Nanosguardi doveva essere una pagina segreta dove riversare le foto che avrei voluto essere mie, preferisco invece riportarle qui con quello che spero diventi un appuntamento costante. La partecipazione con quanti arrivano da queste parti potrebbe dire di me più di quanto io stesso riesca a fare. Il nanosguardo#01 è una foto di Mona Kuhn, cresciuta in Brasile e che ora vive negli Stati uniti. Appartiene alla serie "France - 2002/2008". C'è della pittura in questa foto, c'è Ingres, il disincanto di uno sguardo che coglie lo spettatore ad affacciarsi su quel mondo privo di affanni, di attacchi all'innocenza, di quel paradiso terrestre tanto bello quanto potenzialmente apatico. Quello sguardo pure invitando a guardare pone una barriera fra due dimensioni: per entrare in una è necessario spogliarsi di tutte le falsità dell'altra.

Io vedo questo.


© Mona Kuhn - France 2002-2008