venerdì 16 aprile 2010

in movimento


E' difficile mantenere la propria identità fotografica? Per me lo è senz'altro. La frase "bisogna trovare il proprio stile" mi ha sempre spaventato. Questo pressupone innanzitutto uno studio sincero, la sperimentazione e la ricerca sono basi importanti e richiedono tempi di approfondimento a volte lunghi. Già questo potrebbe bastare a mettermi in ansia... La mia vera difficoltà però sta nell'accettare di aver raggiunto uno stile, perché significherebbe limitarsi ad una direzione delle proprie capacità. Non passa giorno che non abbia visto foto e scoperto nuovi fotografi. Confrontarmi con altri mi aiuta, mi dà le coordinate per capire in quale punto della mia crescità mi trovo. Lo svantaggio in tanta conoscenza altrui è recepire tanti stili e spesso lontanissimi ma altrettanto interessanti. Anni fa, quando la fotografia era lontana dall'essere la mia professione, eseguivo dei lavori di post produzione per un fotografo. Lo spazio era un soppalco-magazzino ricavato sopra la parte di attività destinata al pubblico, potevo sentire i clienti che entravano e le loro conversazioni ma loro non sapevano della mia presenza; la sola luce che volevo concedermi era quella del monitor, per non avere dominanti che interferissero e per concentrarmi solo sulle foto. Lavoravo di photoshop su foto di matrimoni, ed è stata una buona palestra. Dopo un anno e mezzo ho lasciato. Ero diventato bravo ma a danno della mia visione fotografica. Ormai vedevo le foto tutte allo stesso modo: questi colori romantici, atmosfere poetiche, biaconeri eterei e luccicanti. Mi ha spaventato un episodio in particolare, quando elaborando degli scatti miei di reportage gli ho trasformati in scandalose foto da matrimonio. Non avevo più la misura di quello che ero. Ho detto al fotografo per cui lavoravo di desidarare un mese di pausa per disintossicarmi da tutto quel miele. I mesi sono diventati anni: percorsi naturali. Ogni volta che penso di raggiungere uno stile, o meglio che è importante che io lo raggiunga, mi torna in mente quel periodo della mia vita. Mi fa paura dover prendere una direzione e poi doverla seguire. Mi hanno definito in due occasioni "spirito libero" e a dirla tutta questa frase mi piace. Ogni giorno, quando guardo le foto di altri fotografi, mi rendo conto che mi piacerebbe poter sperimentare ora quello stile, ora l'altro; precludermi le infinite possibilità artistiche a favore di una sola visione stilistaca mi rende nervoso ed è frustrante. Lo è poi in misura maggiore quando devo decidere di sottoporre dei mie lavori su siti web. Spesso nei form da compilare ti devono inserire in una categoria - li capisco, per carità, non è una critica alla procedura - ed è qui che inizio a leggerle tutte per trovare quella che mi appartiene. A volte la trovo, altre no.
Ho da poco scoperto i lavori di bravi fotografi, giovani, pieni di cose da "dire". Guardare le loro foto mi ha permesso di riflettere sul mio percorso e sulla mia direzione. E' la strada che mi piace, non il luogo da raggiungere. Voglio essere in movimento.